L’OSSERVATORIO

Gli italiani cambiano, le cucine si trasformano

I dati Waste Watcher evidenziano nuove pratiche alimentari a livello nazionale e un ritorno alla pianificazione.

di Luca Falasconi

Nelle cucine italiane sta avvenendo una piccola ma significativa rivoluzione silenziosa. Sempre più famiglie stanno cambiando il modo in cui pensano, organizzano e consumano il cibo, adottando strategie concrete per ridurre lo spreco e rendere più sostenibili le proprie abitudini alimentari.

Lo raccontano i dati delle indagini dell’Osservatorio Waste Watcher, che fotografano un’Italia consapevole e in trasformazione. 

Una delle prime evidenze riguarda il ritorno alla pianificazione. 

Il 55% degli italiani dichiara di fare regolarmente la lista della spesa, e quasi il 30% pianifica i pasti settimanalmente, soprattutto tra le famiglie con figli. È una risposta razionale all’aumento dei prezzi, ma anche un modo per evitare acquisti inutili e gestire meglio le quantità. La cucina torna così a essere un luogo di programmazione, non solo di creatività.

Accanto a questa consapevolezza organizzativa, emergono nuove (e vecchie) fonti d’ispirazione: più del 40% degli intervistati dichiara di ispirarsi a ricette “di famiglia” per utilizzare gli avanzi o conservare gli alimenti più a lungo, ma crescono anche le fonti digitali. Social network, food blogger e app specializzate sono ormai parte integrante delle scelte quotidiane. Le giovani generazioni, in particolare, si affidano sempre più a contenuti online per trovare idee antispreco. 

Ma la trasformazione è anche pratica: crescono i cittadini che preparano in casa pane, conserve, passate, piatti unici e zuppe svuota-frigo. È un ritorno, in parte forzato dalla crisi economica, ma anche desiderato, a una manualità domestica che unisce risparmio e cura del cibo. In questo contesto, il frigorifero diventa alleato fondamentale: la sua corretta gestione (temperatura, rotazione degli alimenti, posizione dei cibi) è ormai conosciuta e praticata da una quota crescente di famiglie.

Infine, si osservano differenze interessanti tra generazioni e territori.  

Se i più giovani sembrano più tecnologici ma meno costanti nella pratica quotidiana, le generazioni adulte, pur meno digitalizzate, mostrano maggiore regolarità nella gestione del cibo. Al Sud, poi, è più forte il legame con le tradizioni familiari e con la cucina come atto comunitario e affettivo. 

Le cucine italiane non sono solo il cuore della casa, ma stanno diventando veri e propri laboratori domestici di sostenibilità. Le nuove pratiche alimentari, nate dalla crisi e dalla necessità, possono rappresentare la base di un cambiamento duraturo e profondo, che parte dalle scelte di ogni giorno.

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