Zanotti: «Informazione, educazione e trasparenza per ridare valore all’ortofrutta»
Il presidente di Apofruit analizza il momento storico del comparto ortofrutticolo, evidenzia l’impegno a sostegno dell’economia circolare e sposa le nuove Tecniche di evoluzione assistita.
di Gianni Gnudi
Cesenate, una laurea in scienze agrarie alle spalle e un’azienda agricola in Romagna da gestire, Mirco Zanotti è al vertice di Apofruit ormai da 15 anni (da luglio 2011). Un’esperienza maturata nel settore ortofrutticolo che gli permette di fotografare lo stato dell’arte del comparto, di tracciare le prospettive della cooperativa che guida e di analizzare quanto si sta facendo sul fronte sostenibilità e lotta allo spreco. Ecco la sua visione.
Presidente, Apofruit proprio nel 2025 compie 65. Com’è cresciuta la Cooperativa e qual è l’attuale consistenza? Facciamo un identikit.
Apofruit Italia è una Cooperativa Ortofrutticola nata nel febbraio del 1960 quando un gruppo di 26 produttori della Romagna unirono le loro forze, le loro speranze e forti delle loro visioni costituirono la prima cooperativa del gruppo. Per anni la Cooperativa è rimasta legata alla sua terra poi negli anni ‘90 sono iniziati i processi aggregativi tramite fusioni per incorporazione per adeguarsi alle mutate condizioni economiche e alle dinamiche di un mercato in forte cambiamento. Nasce così nel 1991 Apofruit in seguito alla fusione con realtà cooperative sempre del territorio romagnolo, e nel 2003 con l’ingresso di realtà del Lazio, della Basilicata e successivamente della Sicilia nasce Apofruit Italia. I processi aggregativi, con lo scopo di creare valore per i soci, concluse le esperienze delle fusioni, sono poi continuati negli ultimi 10 anni rafforzando ancora di più la nostra presenza sui territori e nelle aree più vocate alle produzioni di qualità. Oggi siamo una realtà nazionale, con numeri che parlano da soli: 2.750 soci in tutta Italia, 1,5 milioni di quintali di potenziale produttivo, 9.500 ettari coltivati, 245 milioni di euro di valore medio della produzione, 2.000 lavoratori stagionali; 250 dipendenti fissi, 107 milioni di patrimonio netto e 12 stabilimenti di lavorazione più altrettanti centri di ritiro e stoccaggio.
Spiegare al consumatore il lavoro che si fa
Da presidente di una delle più importanti realtà ortofrutticole nazionali come vede cambiati i consumi? Quale può essere il modo migliore per valorizzare i prodotti ed evitare l’impoverimento alimentare?
I consumi negli ultimi anni sono cambiati profondamente: il consumatore è più attento alla qualità dei prodotti e alla loro origine, ma allo stesso tempo è condizionato da fattori economici che spesso lo portano a ridurre gli acquisti o a orientarsi verso prodotti meno valorizzati. Per ridare valore all’ortofrutta, è fondamentale puntare su informazione, educazione e trasparenza, spiegando al consumatore il valore reale del prodotto, il lavoro che c’è dietro, i benefici nutrizionali e ambientali e l’importanza di scegliere filiere sostenibili. Allo stesso tempo servono prodotti innovativi, varietà più resilienti, tecniche di produzione più efficienti e un impegno condiviso – dal campo alla distribuzione – per garantire qualità, accessibilità e continuità.
L’impegno per la sostenibilità
Sostenibilità, recupero, riutilizzo, economia circolare: qual è la strategia di Apofruit, i passi fatti e quelli che avete in progetto?
Apofruit è da sempre impegnata nell’attuazione di pratiche rispettose dell’ambiente non solo all’interno dei propri stabilimenti, ma lungo tutta la filiera coinvolgendo anche i soci produttori con la diffusione di tecniche di produzione innovative.
Infatti, sin dagli anni 70, ha promosso la diffusione della cosidetta lotta integrata che guida gli agricoltori all’utilizzo dei fitofarmaci per la difesa delle produzioni solo in caso di effettiva necessità utilizzando quando necessario quelli a più basso impatto. Parallelamente ha sviluppato anche produzioni biologiche, diventando una delle principali realtà nazionali per questo tipo di produzione che rappresenta il 25% del volume conferito e il 30% del fatturato della Cooperativa.
Queste produzioni ci permettono di avere un minore impatto sull’ambiente, di ridurre le esposizioni, fornire al consumatore prodotti più salubri, maggiore biodiversità negli agroecosistemi e minori rischi di sviluppare resistenze nei parassiti.
Per quanto riguarda le nostre strutture, le fusioni per incorporazioni ci avevano consegnato stabilimenti con una forte presenza di amianto soprattutto nelle coperture. Apofruit Italia nel corso degli anni ha bonificato tutto l’amianto esistente pari a 100.000 mq trasformando un problema in un’opportunità installando contemporaneamente alla bonifica impianti fotovoltaici che oggi soddisfano circa il 25% del fabbisogno energetico.
Apofruit Italia è anche attenta allo spreco idrico, infatti nei processi produttivi ha installato sistemi avanzati di filtraggio che permettono il riutilizzo dell’acqua e quindi un minor uso di risorsa.
Per quanto riguarda questa risorsa siamo anche promotori presso le aziende agricole associate di innovativi sistemi per un uso più efficiente e sostenibile della risorsa idrica.
Apofruit Italia è socia di un’importante cooperativa che si occupa di produzione, movimentazione e riciclo degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e dei pallet. Questo circuito virtuoso contribuisce a limitare notevolmente il potenziale di inquinamento dell’ambiente.
Ridurre gli sprechi, un impegno condiviso
Qual è lo stato dell’arte della collaborazione fra Apofruit e Campagna Spreco Zero?
La collaborazione tra Apofruit e Campagna Spreco Zero si inserisce in un percorso già avanzato di sostenibilità ed economia circolare: la Cooperativa applica da anni pratiche volte a ridurre sprechi e impatti ambientali, dalla produzione integrata e biologica al riutilizzo dell’acqua, dal riciclo degli imballaggi all’installazione di impianti fotovoltaici. La partnership rappresenta quindi il consolidamento di un impegno già concreto e strutturato lungo tutta la filiera.
Innovazione e ricambio generazionale
Tutti considerano il settore strategico parte fondamentale dell’economia nazionale. Se dovesse ‘suggerire’ alle Istituzioni tre misure da prendere subito e da attivare nel breve cosa chiederebbe?
Produrre ortofrutta oggi è complesso: meno principi attivi, più burocrazia, meno manodopera, più costi, meno certezze. A questo si sommano eventi straordinari: la crisi climatica, le guerre, gli embarghi, i dazi.
Per rendere l’attività agricola resiliente occorre mettere a disposizione degli agricoltori nuove varietà in grado di adattarsi alle mutate condizioni ambientali. Per raggiungere questo obiettivo rapidamente un aiuto concreto possono darlo le Tea (Tecnologie di evoluzione assistita), ovvero un insieme di tecniche moderne sviluppate per il miglioramento genetico che permettono di ottenere piante più resistenti a batteri e funghi richiedendo quindi minor uso di agrofarmaci e ai cambiamenti climatici. Non sono ogm perché non introducono materiale genetico estraneo da altre specie, ma si basano su modifiche che riproducono e accelerano processi naturali. Sull’utilizzo di queste tecniche è in corso un dibattito sia in ambito nazionale che comunitario.
Un altro aspetto importante riguarda la razionalizzazione, avvenuta negli ultimi dieci anni, delle molecole disponibili per gli agricoltori nella difesa delle colture, sempre più al centro delle sfide che l’agricoltura deve affrontare. Negli ultimi decenni la gestione dei patogeni è diventata sempre più complessa a fronte di una continua riduzione delle molecole a disposizione degli agricoltori e al contestuale aumento delle malattie, le cui cause sono principalmente attribuibili alle problematiche derivanti dai cambiamenti climatici e alla introduzione di insetti alieni come ad esempio la Cimice asiatica, la Drosophila suzukii e la Popillia japonica. È importante prima di togliere principi attivi fornire adeguate alternative efficienti e al tempo stesso con profilo ambientale più favorevole.
Infine, il ricambio generazionale è una delle maggiori sfide in agricoltura. Occorre mettere in campo tutte le azioni che siano in grado di rendere l’attività agricola attrattiva attraverso iniziative sia nazionali che comunitarie in grado di supportarne la sostenibilità economica, facilitare l’accesso alla terra e al capitale.

