L’INTERVISTA-CRISTOFORI 

Cristofori: «Ripartiamo dai bisogni veri e dalle sensibilità dei consumatori»

Il direttore generale di Fruttagel, Paolo Cristofori, promuove l’attività della Campagna Spreco Zero e ammonisce: «Spreco, costi di trasformazione che aumentano, ricerca incessante del ‘prezzo basso’ rischiano di far saltare le filiere agroalimentari».

di Gianni Gnudi

Una laurea in giurisprudenza a indirizzo economico alle spalle seguita da un master in economia della cooperazione, agroalimentare ormai nel cuore. Paolo Cristofori, dopo esserci entrato nel 2006 da oltre sette anni è direttore generale di Fruttagel, cooperativa con base ad Alfonsine (Ra) leader nella trasformazione di vegetali surgelati, frutta (succhi e nettari), bevande vegetali e pomodoro. Fra i primi sostenitori della Campagna Spreco Zero, Cristofori traccia un quadro della situazione economico-agricola e dell’impegno a favore della sostenibilità della coop che guida.

Cristofori, ha ancora senso ‘sposare’ le iniziative anti-spreco? Quali sono i motivi che hanno portato Fruttagel ad avvicinarsi alla Campagna Spreco Zero e quali quelli che sostengono ancora oggi il vostro impegno? 

È stato molto semplice e spontaneo aderire alla Campagna Spreco Zero, perché eravamo già impegnati su queste tematiche, trovandole, oltre che pienamente aderenti alla mission di Fruttagel, assolutamente indispensabili per guardare al nostro futuro (e aggiungo al futuro del pianeta in cui viviamo) in modo veramente sostenibile ed efficiente.  

Il lavoro della Campagna Spreco Zero e dell’Osservatorio è prezioso e qualificato, indispensabile per stimolare le coscienze e supportare consumatori e aziende a riflettere sul significato e sugli impatti dello spreco alimentare, per troppo tempo sottovalutati e poco trattati. Oggi è quindi più che mai attuale e necessario continuare a sposare queste iniziative.

L’ultimo Rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher ha evidenziato una ripresa dello spreco a livello nazionale. Eppure sembra che la consapevolezza del consumatore sia aumentata. Come se lo spiega? 

È vero che la consapevolezza del consumatore è aumentata. Le ragioni della ripresa dello spreco vanno ricercate, a mio avviso, sulla scarsa attenzione e disponibilità, da parte delle catene distributive, nell’informare correttamente i consumatori sul significato vero di “scadenza” del prodotto (o meglio TMC) e nell’accettare di commercializzare solo prodotti con shelf life residue troppo brevi. Oltre a ciò, sono ancora complessivamente limitate, le scelte di formati mono/bi dose, che certamente sarebbero più confacenti alle abitudini di consumo dei nuclei familiari odierni nel nostro paese, composti in media da poco più di due persone. 

Non si sta tenendo conto, in sostanza, degli effetti prodotti sui consumi, dai cambiamenti demografici in atto e delle necessità e abitudini diverse delle nuove generazioni.

Rivalorizzare il non ‘esteticamente perfetto’ 

Da imprenditore legato alle materie prime, verdure e frutta in particolare, come vede cambiati i consumi? Quale può essere il modo migliore per valorizzare i prodotti ed evitare l’impoverimento alimentare? 

La risposta è molto semplice e abbiamo iniziato a parlarne in un convegno pubblico che Fruttagel ha organizzato nel 2024 in occasione del proprio trentennale: occorre rapidamente cambiare il nostro modello di consumo! Non possiamo più permetterci di buttare quantità enormi di materie prime o avere rese produttive basse, per rincorrere abitudini di consumo irreali, indotte da politiche di marketing che hanno permeato il mercato alimentare degli ultimi 30 anni. 

Chi trasforma materie prime che arrivano direttamente dalla campagna, in particolare per le verdure, fa un lavoro che presenta oggi, a causa degli effetti prodotti dai cambiamenti climatici, criticità che nessun’altra azienda ha. 

Non possiamo mangiare solo ciò che è esteticamente “perfetto”, sia per una questione economica sia per una questione etica. I cambiamenti climatici, tutti gli anni, su una coltura o sull’altra, su un territorio o su un altro, ci consegnano prodotti qualitativamente diversi, la cui disponibilità è sempre incerta. Gli agricoltori e l’industria alimentare soffrono e sono in difficoltà.  

Spreco, costi di trasformazione che aumentano, ricerca incessante del ‘prezzo basso’: in questo modo saltano le filiere agroalimentari, con conseguente impoverimento alimentare. 

Ripartiamo dai bisogni veri e dalle sensibilità dei consumatori. La politica di promuovere i cosidetti prodotti ‘brutti ma buoni’, come principio generale, già da alcuni adottata, dovrebbe essere la norma.

Etichette più semplici e lotta dura alle frodi sulle materie prime 

Perché proprio l’agricoltura è uno dei settori in cui lo spreco sta aumentando maggiormente? 

Se dovesse dare un suggerimento ai decisori nazionali, ai policy maker, cosa proporrebbe? 

Come ho appena rimarcato nel rincorrere specifiche di prodotto e richieste, non dei consumatori ma dei clienti, basate su suggestioni di marketing, sia nella produzione primaria che nella trasformazione, si perdono enormi quantità di prodotto che in realtà da un punto di vista della salubrità, della qualità e delle specifiche organolettiche, è assolutamente buonissimo. Su questo deve cambiare, come dicevo, l’approccio delle catene distributive, unitamente all’abbandono della politica del “prezzo basso”.  

Il legislatore, come già successo in altri paesi europei, deve fare la sua parte: con norme meno stringenti sull’utilizzo o sui limiti di ammissibilità di determinati principi attivi, ammessi o maggiormente tollerati in tutti gli altri paesi europei;  trovando  il modo di rendere le informazioni in etichettatura più semplici ma allo stesso tempo in grado di favorire una corretta tracciabilità del prodotto; punendo pesantemente le aziende che frodano sulla provenienza delle materie prime utilizzate.

Impegno costante sul fronte sostenibilità 

Sostenibilità, recupero, riutilizzo, economia circolare: qual è la strategia di Fruttagel, i passi fatti e quelli che avete in progetto? 

I passi che abbiamo fatto sono sostanziali e ne siamo orgogliosi. Ci occupiamo di sostenibilità e di etica, in modo reale, da tempi non sospetti. Il primo premio ricevuto per i contenuti del nostro bilancio di sostenibilità risale a dieci anni fa. 

Abbiamo integrato i temi della sostenibilità nel nostro business, e ogni volta che deliberiamo un investimento ne valutiamo gli impatti ambientali e in termini di economia circolare, criteri che ormai sono diventati la priorità nelle scelte di investimento. 

Il focus principale degli ultimi tre anni è proprio quello, oltre che dell’efficientamento idrico ed energetico, del riutilizzo dei sottoprodotti e scarti di lavorazione, in ottica di economia circolare. Abbiamo alcuni progetti in stato avanzato con il Tecnopolo di Rimini e l’Università di Bologna e con un’azienda partner privata per il riutilizzo di sottoprodotti a scopi nutraceutici. 

Collaboriamo con una start-up per la fornitura di altri sottoprodotti che vengono trasformati in farine funzionali destinate all’alimentazione umana. 

Vogliamo naturalmente continuare su questa strada, non solo perché è un modo, pur non risolutivo, di ridurre gli sprechi, ma poiché crediamo fermamente nell’etica e nella sostenibilità della produzione e nell’italianità della filiera agroalimentare.

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