Mattarella: «La cultura deve fare da ponte»
Il Presidente della Repubblica a Baku suggella la nascita del nuovo polo universitario italo-azero. Dall’energia ai sistemi alimentari, un partenariato che guarda al futuro.
di Matteo Vittuari
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev si sono recati in visita ufficiale all’Università Italo-Azerbaigiana il primo ottobre scorso. La nascita del nuovo polo universitario internazionale rappresenta un chiaro segno di cooperazione culturale e accademica tra i due Paesi.
L’occasione della visita è stata la cerimonia di inaugurazione della nuova sede della Scuola di Scienze Agrarie e Alimentari (School of Agricultural and Food Sciences), un moderno complesso dotato di aule, uffici e oltre quindici laboratori, che rappresenta una delle più recenti e significative opere nel quadro della collaborazione tra Italia e Azerbaigian.
La visita si è aperta con la piantumazione di un albero, gesto simbolico di amicizia e di radicamento di un rapporto destinato a crescere nel tempo. L’evento, al quale hanno partecipato studenti, docenti e rappresentanti del mondo accademico e diplomatico, si è trasformato in un’occasione per ribadire la solidità del legame tra i due Paesi e per riflettere sul ruolo della cultura e dell’educazione come strumenti di dialogo internazionale.
Il futuro di una nazione dipende da istruzione e tecnologia
Italia e Azerbaigian sono da anni partner strategici nel settore energetico e commerciale.
L’Azerbaigian è uno dei principali fornitori di gas e petrolio del nostro Paese e svolge un ruolo fondamentale nel quadro della diversificazione energetica europea, anche attraverso il Corridoio Meridionale del Gas e il gasdotto Trans-Adriatico (Trans-Adriatic Pipeline, ‘TAP’), che approda in Puglia.
Il commercio bilaterale si fonda su basi solide: l’Italia è oggi il primo partner commerciale di Baku nell’Unione europea, mentre numerose aziende italiane sono impegnate in progetti infrastrutturali e industriali nel Paese caucasico. Tuttavia, come ricordato dallo stesso Aliyev nel suo discorso all’Università ADA, «il futuro di una nazione dipende dalle potenzialità nel campo dell’istruzione e della tecnologia».
Parole che testimoniano la volontà di andare oltre la dimensione economica e commerciale, per costruire un rapporto basato su formazione e innovazione, elementi chiave per uno sviluppo sostenibile e duraturo. L’Azerbaigian, ha sottolineato il Presidente, investe oggi in modo massiccio nel proprio sistema universitario e nella crescita di una generazione di giovani competenti e aperti al mondo, nella convinzione che la cooperazione internazionale sia essenziale per il progresso.
Dall’economia al legame culturale
La relazione tra Italia e Azerbaigian si è progressivamente evoluta da una cooperazione prevalentemente economica e commerciale, a un dialogo culturale e formativo di ampio respiro. Si potrebbe dire che dalla relazione commerciale sia nato un legame culturale più profondo. Al tempo stesso è una pregressa e innegabile vicinanza culturale – fatta di sensibilità mediterranee e di visioni affini sul ruolo della conoscenza – che ha reso possibile lo sviluppo di un partenariato economico tanto solido.
Questa doppia direzione – economica e culturale – è oggi il tratto distintivo del rapporto tra Roma e Baku: due capitali che, pur distanti geograficamente, condividono una comune visione del futuro fondata sulla cooperazione, sull’educazione e sull’apertura internazionale.
L’Università Italo-Azerbaigiana infrastruttura del dialogo
Dalla convergenza di queste prospettive è nata l’Università Italo-Azerbaigiana, un progetto ambizioso che unisce l’Università ADA e alcune delle più prestigiose istituzioni accademiche italiane: Università di Bologna, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università La Sapienza e Luiss Guido Carli di Roma.
Si tratta di un esempio concreto di diplomazia culturale e di creazione di soft power, in cui la cooperazione accademica diventa strumento di dialogo e di scambio.
L’obiettivo è quello di formare una nuova generazione di professionisti in grado di operare in contesti internazionali, promuovendo valori condivisi come la sostenibilità, l’innovazione e la collaborazione tra i popoli.
In questo quadro, l’Università di Bologna ricopre un ruolo strategico come partner accademico principale nello sviluppo della School of Agricultural and Food Sciences di ADA.
Avviata nel 2023, la Scuola ha rapidamente assunto un ruolo centrale nella formazione di giovani esperti del settore agroalimentare, un ambito chiave per la sicurezza alimentare e per la transizione ecologica globale.
Nel 2025 l’offerta formativa conta già tre corsi di laurea triennale – Tecnologie Agrarie (Agricultural Technologies), Tecnologie Alimentari (Food Technologies) e Scienze Animali (Animal Science) – oltre a un Master in Gestione dei Sistemi Agroalimentari (Agricultural and Food Systems Management). Gli iscritti hanno superato quota 250 studenti, a testimonianza di un crescente interesse verso percorsi che uniscono saperi scientifici, competenze tecnologiche e apertura internazionale.
L’Alma Mater e la diplomazia alimentare italiana
Il contributo dell’Università di Bologna, la più antica del mondo occidentale, va ben oltre il supporto accademico: rappresenta una vera e propria azione di diplomazia alimentare.
Attraverso la condivisione di modelli formativi, metodologie di ricerca e competenze scientifiche, l’Alma Mater porta in Azerbaigian l’esperienza italiana nel campo dell’agricoltura sostenibile, dell’innovazione alimentare e della valorizzazione delle filiere locali.
In questo senso, Bologna agisce come volano di soft power italiano, esportando non solo conoscenze tecniche ma anche un modello culturale che coniuga qualità, sicurezza, tradizione e modernità.
La “diplomazia alimentare” promossa dall’Università diventa così un linguaggio universale capace di unire popoli diversi attraverso valori comuni: l’attenzione per il territorio, la tutela dell’ambiente, la ricerca dell’eccellenza e la centralità dell’essere umano nei processi produttivi.
Diplomazia alimentare che non può non guardare anche al mondo imprenditoriale. La presenza dell’Università di Bologna e la collaborazione con l’Università di Ada rappresentano anche una grande opportunità per le imprese italiane e azerbaijane, che possono vedere nella collaborazione accademica un vero e proprio volano di scambio. Attraverso progetti di ricerca congiunti, scambi di know-how e iniziative di formazione specialistica, le aziende italiane possono identificare nuove aree di sviluppo, innovazione e partnership tecnico-commerciali, valorizzando l’università come piattaforma strategica per consolidare e ampliare la loro presenza in Azerbaigian.
La presenza dell’Unibo
Il 1° ottobre, accanto al Presidente Mattarella, anche una Delegazione dell’Università di Bologna ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione del nuovo Campus dell’Università di ADA. Erano, infatti, presenti il Rettore dell’Alma Mater, Giovanni Molari, la Prorettrice alle Relazioni Internazionali, Raffaella Campaner, e Matteo Vittuari, docente al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Dean della ADA School of Agricultural and Food Sciences.
La presenza della delegazione bolognese ha sottolineato il ruolo dell’Alma Mater come partner scientifico e istituzionale di riferimento in questo progetto di respiro internazionale.
L’impegno dell’Ateneo si traduce non solo nel supporto alla progettazione accademica, ma anche nel rafforzamento del dialogo tra comunità scientifiche, nella promozione di scambi di docenti e studenti, e nello sviluppo di progetti di ricerca congiunti.
Nel corso della cerimonia, il Presidente Mattarella ha voluto rimarcare il valore simbolico e storico di questa collaborazione:
«Nelle rotte che avevano come punti di riferimento Baku e Roma non transitavano soltanto merci o prodotti, ma circolavano idee, conoscenze, scambio di prospettive, e circolavano amicizia e collaborazione. Rinnovare questo scambio in modo così efficace, concreto, di altissima qualità, con una comune Università azero-italiana è anche un messaggio alla comunità internazionale su come si può lavorare mettendo insieme, e non contrapponendo capacità, talenti, risorse e prospettive». Parole che racchiudono il senso più profondo della visita: un invito alla cooperazione costruttiva, capace di trasformare le relazioni internazionali in una rete di conoscenze condivise e durature.

Il senso politico della visita del Presidente della Repubblica
La visita di Mattarella a Baku va dunque letta anche in chiave politica.
In un’area cruciale per gli equilibri energetici e geopolitici dell’Europa, l’Italia riafferma la propria presenza strategica, ma sceglie di farlo attraverso un linguaggio diverso da quello della mera diplomazia economica: quello della cultura e della conoscenza.
Il messaggio è chiaro: la cooperazione tra Stati non si misura solo in metri cubi di gas o in miliardi di scambi commerciali, ma nella capacità di costruire relazioni umane e culturali durature, fondate sul rispetto reciproco e sulla condivisione del sapere.
Con questa visita, Mattarella e Aliyev hanno voluto ricordare che la vera energia che alimenta le relazioni internazionali non è solo quella che scorre nei gasdotti, ma quella che nasce dall’incontro tra le persone, dalla formazione dei giovani e dalla circolazione delle idee.

