Quello strano rapporto tra eco-ansia e spreco alimentare
Uno studio realizzato da due Dipartimenti dell’Università di Bologna analizza le abitudini alimentari dei singoli e delle famiglie italiane.
di Camilla Sgroi, Lucia Tecuta, Filippo Pini, Maria Teresa Trentinaglia de Daverio, Elena Tomba, Matteo Vittuari
Celebrata la Giornata Internazionale dell’Ambiente vale la pena soffermarsi sui primi risultati del “Rapporto tra eco-ansia, abitudini alimentari e spreco domestico” frutto della collaborazione tra un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna e un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia dello stesso ateneo.
Per comprendere come coinvolgere in modo efficace i cittadini e le cittadine è fondamentale partire dai valori che già oggi guidano le loro scelte alimentari. La sicurezza e la salubrità del cibo non sono semplici slogan, ma condizioni irrinunciabili.
Le priorità degli italiani
Puntare su questi aspetti significa innestare il tema dello spreco in un orizzonte di tutela della salute, rendendo chiaro che ogni avanzo buttato è una risorsa sprecata, tanto per il pianeta quanto per il nostro benessere. Infatti, come emerge dalla rilevazione dell’Osservatorio Waste Watcher International – Università di Bologna/Ipsos, il 93% degli italiani assegna priorità assoluta al fatto che il cibo sia “sicuro” e il 92% ne riconosce la salubrità come requisito imprescindibile.
Accanto a questa consapevolezza, la trasformazione delle buone intenzioni in gesti concreti passa sempre più attraverso il digitale. Dall’indagine risulta che il 49% del campione utilizza regolarmente siti web e pagine social per cercare ricette “salva-avanzi”, mentre solo l’8 % non vi ricorre mai.
Tutorial passo-passo, video-ricette e comunità online si confermano dunque i canali privilegiati per diffondere pratiche anti-spreco, offrendo strumenti concreti che si integrano perfettamente nella quotidianità domestica.
Preoccupazione profonda e persistente
Al centro della ricerca c’è il fenomeno dell’eco-ansia — definita come la sensazione di preoccupazione profonda e persistente legata ai rischi del cambiamento climatico e del degrado ambientale, capace allo stesso tempo di generare angoscia o senso di impotenza e di tradursi in motivazione all’azione.
I dati mostrano che il 53% degli intervistati è “d’accordo” e il 26% “molto d’accordo” con l’affermazione “Cerco di non sprecare cibo a causa di preoccupazioni inerenti al cambiamento climatico”, per un totale del 79% che trasforma l’ansia in comportamento virtuoso.
L’eco-ansia diventa così una potenziale leva emotiva capace di spingere le famiglie a gestire meglio le proprie scorte e ridurre gli sprechi, in assenza di fattori di vulnerabilità psicologica.
Il ritorno emotivo
Infine, non si tratta solo di dovere civico, ma anche di un ritorno emotivo positivo: il 61% degli intervistati è “d’accordo” e il 13% “molto d’accordo” con l’affermazione “Mettere in atto comportamenti concreti contro lo spreco alimentare mi permette di essere ottimista per il futuro”, per un totale del 74% che associa l’azione anti-spreco a un atteggiamento fiducioso verso il domani.
Questo dato apre la strada a campagne di comunicazione che, accanto alle istruzioni pratiche, raccontino storie di piccoli successi domestici capaci di restituire speranza collettiva.
Questa prima anticipazione offre uno sguardo su come, partendo dalla sicurezza del cibo, passando per strumenti digitali e leva emotiva dell’eco-ansia, sia possibile innescare un vero e proprio circolo virtuoso di comportamenti concreti. A breve, il report esteso fornirà ulteriori insight e linee guida per supportare concretamente famiglie e comunità nella sfida contro lo spreco alimentare.