Tempo di raccolta, tempo di scelte
Con l’app Sprecometro è possibile seguire il percorso dalla produzione al consumo di molte materie prime. Con uno sguardo più consapevole al cibo.
di Beatrice Ghedini e Giorgio Segrè
L’estate è il momento della raccolta: i campi si tingono d’oro, le mietitrebbie entrano in azione, si chiude un ciclo e se ne apre un altro. È il tempo in cui il lavoro agricolo mostra i suoi frutti e ci ricorda quanto la terra sia ancora oggi al centro della nostra sopravvivenza. Ogni granello, ogni spiga, ogni pannocchia è il risultato di mesi di cura, fatica, risorse investite. Ma dietro ogni raccolto si nascondono anche scelte precise, catene di produzione complesse e impatti ambientali sempre più difficili da ignorare.
Mais e grano sono tra i raccolti più diffusi in Europa, ma una parte importante del loro raccolto non finisce sulle nostre tavole: viene trasformata in mangime per animali, destinato soprattutto agli allevamenti intensivi.
Oggi, oltre il 60% dei cereali commercializzati in Europa diventa mangime. Più del 70% dei suoli agricoli europei – circa 125 milioni di ettari – è usato per coltivare foraggi o destinato al pascolo. Questa superficie è equivalente alla somma delle aree di Italia, Spagna, Germania e Austria messe insieme. Non solo: un terzo di tutta l’acqua utilizzata in agricoltura serve a produrre mangimi. In un mondo dove l’acqua dolce scarseggia e l’agricoltura assorbe già il 72% dei prelievi totali, è una direzione sempre più insostenibile.
L’agricoltura occupa quindi gran parte delle terre disponibili e continua a espandersi per soddisfare una domanda crescente di prodotti animali. Eppure, nonostante gli enormi costi ambientali, la produzione interna di mangimi non è nemmeno sufficiente: molti Paesi europei importano ancora cereali e soia da altri continenti, aggravando la pressione su ecosistemi già vulnerabili.
Questo modello produce un paradosso difficile da ignorare: mentre milioni di tonnellate di cereali sfamano animali, milioni di persone nel mondo restano senza accesso a un’alimentazione adeguata, e molto del cibo prodotto va perso.
Si spreca …il Lago di Garda
Il 14% del cibo globale si perde tra la raccolta e la distribuzione, pari a una perdita di 400 miliardi di dollari l’anno. Solo per frutta e verdura, si sprecano ogni anno 75 miliardi di metri cubi d’acqua. Una quantità pari al volume complessivo del Lago di Garda e del Lago di Como messi insieme, due dei più grandi laghi d’Italia. È un sistema che consuma troppo, restituisce poco e lascia cicatrici profonde nel suolo, nell’acqua e nel clima.
Cambiare è possibile. Oggi più che mai serve ripensare la filiera agricola, valorizzare i raccolti che nutrono direttamente le persone, ridurre gli sprechi e privilegiare modelli produttivi che rispettino i limiti ecologici del pianeta. Anche le scelte quotidiane di ciascuno di noi – cosa mangiamo, cosa compriamo, quanto sprechiamo – fanno parte della soluzione.
Per approfondire, puoi esplorare il percorso dedicato alla filiera alimentare disponibile sull’app Sprecometro. Dentro troverai schede e dati per scoprire il vero impatto di molti alimenti, dalla produzione al consumo. Scaricala gratuitamente e inizia a osservare il cibo con uno sguardo più consapevole. Perché ogni spiga raccolta porta con sé una scelta: continuare come prima, o costruire un futuro più equo e sostenibile, dalla terra alla tavola.