LO STUDIO

foto generica dieta mediterranea

Dieta Mediterranea in crisi con i giovani.

In Italia solo il 23% dei 18-24enni segue abitualmente questo stile alimentare. Un’eredità da rilanciare.

di Luca Falasconi e Filippo Pini

Italiani e Dieta Mediterranea: un connubio in crisi che ha bisogno di un rinnovato impulso per riaffermarsi come modello nutrizionale fondamentale per le nuove generazioni.

Le basi per questo rilancio sembrano esserci alla luce dei dati che emergono dalla rilevazione condotta in merito dall’Osservatorio Waste Watcher International. Oggi, assistiamo a un preoccupante scarto generazionale: mentre l’85% degli over 65 segue abitualmente questo stile alimentare, solo il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni adotta la dieta mediterranea.

La differenza è elevata ma è interessante sottolineare come anche quasi un quarto dei giovani under 25 sia ben consapevole che la Dieta Mediterranea sia una pratica sociale fondata sul rispetto della salute dell’uomo e dell’ambiente e quindi anche del paesaggio e dei territori ed anche per queste ragioni la segua.

Dall’indagine emerge come i giovani siano divisi in due fazioni che corrono su binari paralleli. In uno abbiamo coloro che hanno perso la percezione del valore del cibo e degli effetti della dieta su ambiente e salute, sull’altro come detto, abbiamo i giovani che abbracciano i valori della dieta sostenibile sia per la propria salute che per quella dell’ambiente.

Una delle principali barriere all’adozione della Dieta Mediterranea è rappresentata da percezioni errate e pregiudizi diffusi. Le statistiche parlano chiaro: il 38% dei giovani ritiene che la dieta mediterranea richieda troppo tempo per la preparazione dei pasti, e il 50% afferma che i costi elevati degli ingredienti freschi (frutta e verdura in primis) rappresentano un ostacolo.

Queste percezioni sono in parte errate, poiché gli ingredienti freschi, come frutta e verdura di stagione, cereali, legumi e olio d’oliva, sono spesso più economici rispetto ai prodotti più lavorati. Ciò anche alla luce di quanto emerso in una nostra indagine di qualche anno fa in cui emergeva come il carrello settimanale della Dieta Mediterranea costava 7,28 € in meno rispetto al carrello della dieta seguita degli italiani (46,27 euro vs. 53,55 euro).

Per affrontare queste percezioni errate, è fondamentale investire nell’educazione alimentare, chiarendo che la Dieta Mediterranea non solo è accessibile ma anche sostenibile. È cruciale fornire informazioni chiare e pratiche su come comporre pasti sani e sostenibili, per attrarre le nuove generazioni e rendere la Dieta Mediterranea un’opzione allettante.

In questo contesto, è essenziale promuovere un punto d’incontro e uno scambio intergenerazionale e intragenerazionale. Gli anziani, custodi di tradizioni culinarie preziose, possono insegnare ai più giovani l’importanza di un’alimentazione sana e delle pratiche gastronomiche tradizionali. Creare spazi di interazione – come laboratori di cucina ed eventi di mercato locale – può rafforzare il legame tra le generazioni, valorizzando sia l’eredità culinaria che l’innovazione gastronomica.

Ma riteniamo utile anche uno scambio intragenerazionale, ambito nel quale “il quarto” (inteso come 25%) degli under 25 possa contaminare i restanti tre quarti con le conoscenze che hanno fatto loro su come vivere la Dieta Mediterranea e cioè uno stile di vita che include una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni, benefici sia per la propria salute che per quella dell’ambiente.

La perdita di un patrimonio culturale e alimentare, qual è la Dieta Mediterranea, sarebbe un danno gravissimo per le future generazioni. Investire nella sensibilizzazione e nella formazione rappresenta, dunque, un passo fondamentale verso un futuro più sano e sostenibile.

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