«Più collaborazione fra produttori e distributori per prevenire gli sprechi»
Il presidente di Cia – Agricoltori italiani, Cristiano Fini, evidenzia come la programmazione della domanda sia strategica per ridurre sovrapproduzioni ed eccedenze.
di Gianni Gnudi
Modenese, 53 anni, Cristiano Fini è dal maggio 2022 presidente di Cia – Agricoltori italiani. Imprenditore agricolo con una quindicina di ettari a vigneto in quel di Castelfranco Emilia (Mo) è da sempre impegnato in attività di rappresentanza e nell’organizzazione di categoria, oltre a essere consigliere dell’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) e del Cnel (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro). Da tempo è vicino alla Campagna Spreco Zero che considera un considera un’iniziativa di impatto in grado di incidere sugli sprechi alimentari. Ecco il Fini-pensiero.
Presidente, tutti si impegnano contro lo spreco ma dagli ultimi dati dell’Osservatorio Waste Watcher lo spreco continua ad aumentare e a essere un fenomeno preoccupante: così si può fare di più?
Sicuramente, una migliore collaborazione tra produttori, distributori e consumatori facilita la gestione delle eccedenze e la prevenzione degli sprechi.
Come può collaborare la Professione agricola che lei presiede con la Campagna Spreco Zero? E, soprattutto, come si può limitare lo spreco nel settore primario?
Grazie all’agricoltura di precisione, all’uso di tecnologie come satelliti, sensori, droni e intelligenza artificiale, è possibile prevedere meglio la domanda, programmare la produzione e ridurre la sovrapproduzione che porta a sprechi.
Qualcuno sta sostenendo che mai come ora all’agricoltura italiana sta arrivando una molteplicità di fondi. È così? Eppure in campagna molte aziende sono in grande difficoltà e sono pochi i settori davvero in salute.
I costi di energia, carburanti, sementi, fertilizzanti e altri input sono aumentati notevolmente, riducendo ulteriormente la redditività delle imprese agricole e spesso gli agricoltori sono costretti a vendere i loro prodotti a prezzi troppo bassi imposti dalla grande distribuzione e dall’industria alimentare, senza riuscire a coprire i costi di produzione. Anche la burocrazia è spesso pesante e i sussidi pubblici tendono a favorire le grandi aziende, lasciando le piccole imprese in maggiore difficoltà.
Capitolo Unione Europea. Il Green Deal è in difficoltà e non si sa come verrà portato avanti e i primi passi della nuova Pac sono ‘infermi’. Cosa ne pensa e quale posizione tiene e terrà Cia?
C’è un cambio di passo della Presidente e della Commissione in generale, ma anche della maggioranza parlamentare che è diversa da quella del primo mandato. Il dialogo con il Commissario all’Agricoltura Hansen è diverso rispetto al precedente, c’è una maggiore sensibilità agli interessi degli agricoltori, con un forte richiamo alla competitività e al mondo produttivo. Ora bisognerà misurare i progressi sui fatti concreti, a partire dalla strategia pluriennale e dalla ripartizione delle risorse per far ripartire le nostre aziende, che devono affrontare un quadro geopolitico complesso e la sfida del climate change.
Al di là dei proclami come giudica l’ultima legge di Bilancio per l’agricoltura. Guardando avanti indichi tre misure da prendere subito e da attivare nel breve.
Misure volte a favorire il ricambio generazionale e interventi che aiutino la liquidità degli imprenditori agricoli, oltre ad azioni che contrastino con forza sia le emergenze fitosanitarie che l’impatto preoccupante del climate change, garantendo allo stesso tempo la messa in sicurezza del nostro territorio.