In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, la app Sprecometro lancia un nuovo percorso tematico che mette in relazione spreco alimentare, sostenibilità e ambiente, ponendo l’attenzione su una delle sfide più urgenti e complesse: l’inquinamento da plastica. Una questione ambientale che coinvolge da vicino gli ecosistemi e la salute di tutti noi, affrontata anche attraverso contenuti video disponibili su Instagram visualizzabili qui.
La plastica è oggi onnipresente. Rigida o flessibile, trasparente o opaca, impermeabile, resistente e facilmente modellabile, è riuscita ad adattarsi a ogni esigenza. Il suo utilizzo ha trasformato interi settori, dall’imballaggio agli elettrodomestici, dall’automotive alla medicina. Uno degli ambiti in cui la plastica ha avuto un impatto significativo è quello alimentare. Gli imballaggi in plastica hanno trasformato il modo in cui conserviamo e consumiamo il cibo, contribuendo a migliorare la sicurezza alimentare e a ridurre lo spreco. La capacità della plastica di proteggere gli alimenti dall’umidità, dall’aria e dai contaminanti esterni ha permesso di allungare la durata di conservazione dei prodotti, rendendo possibile la distribuzione su larga scala e la disponibilità di alimenti freschi in tutto il mondo.
Tuttavia, la maggior parte della plastica è monouso: progettata per una vita breve e, se non correttamente gestita, può persistere nell’ambiente per centinaia di anni. Ed è qui che emergono le criticità. Ogni anno, almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani: l’equivalente di un camion della spazzatura al minuto. Il 70% dell’inquinamento marino è costituito da plastica, e il Mar Mediterraneo, pur contenendo solo l’1% dell’acqua globale, ospita circa il 7% di tutte le microplastiche marine. Le macroplastiche, come le reti da pesca o imballaggi abbandonati, causano ogni anno la morte di decine di migliaia di cetacei, foche, tartarughe e uccelli, intrappolati senza via d’uscita. Si stima che ci siano oltre 83 milioni di rifiuti plastici negli oceani, con concentrazioni che raggiungono i 580.000 frammenti per chilometro quadrato. Questi rifiuti non scompaiono: si frammentano in particelle sempre più piccole, le microplastiche.
Ma l’inquinamento da plastica non si limita agli oceani. Le microplastiche sono state trovate ovunque: nei suoli agricoli, nei fiumi, nei ghiacciai. La loro presenza altera gli equilibri ecologici, influenza la fertilità del suolo e la salute degli insetti impollinatori, fondamentali per la biodiversità. E non riguarda solo la natura: riguarda anche noi. Le particelle ingerite dalla fauna marina e terrestre finiscono nei nostri piatti. Pesce, miele, sale, acqua potabile: la plastica è ormai entrata nella nostra catena alimentare. Uno studio stima che ingeriamo circa 5 grammi di plastica a settimana, come se mangiassimo una carta di credito a settimana!
Le conseguenze? Danni cellulari, infiammazioni, alterazioni ormonali.
È proprio da questa consapevolezza che prende vita la nuova tappa del percorso tematico avviato da Sprecometro: un’occasione per riflettere sulle connessioni tra plastica, alimentazione e salute, e sull’importanza delle nostre scelte quotidiane. Ridurre il consumo di plastica, scegliere alternative sostenibili, fare attenzione allo smaltimento, sono piccoli gesti che, moltiplicati, possono fare la differenza. Per l’ambiente. Per il pianeta. Per noi stessi.