La generazione Z diventa MOTORE DI CAMBIAMENTO IN ITALIA

I “nativi digitali” mostrano comportamenti virtuosi: riutilizzano gli avanzi (+10% rispetto alla media), condividono il cibo (+5%), acquistano frutta e verdura di stagione (+2%) e prestano più attenzione all’impatto ambientale (+2%). La forza della Gen Z sta nella creatività digitale e nella capacità di attivare reti e relazioni: un modello positivo che può ispirare le generazioni future e coinvolgere quelle meno digitali.  

La generazione Z ha le maggiori potenzialità per muovere il cambiamento. Nell’indagine condotta dall’Osservatorio WWI il focus dedicato agli Z – ovvero circa 9 milioni in Italia (2025) – la prima la prima generazione “digitale nativa”, si sente distintamente il rumore di motore acceso che porta al cambiamento. La GenZ è attenta, anzi molto attenta, alle questioni legate allo spreco alimentare e alla sostenibilità dei consumi.  

Sono chiari – e in prospettiva molto promettenti – gli elementi positivi rispetto alla platea generale di consumatori: la Generazione Z mostra infatti una forte propensione a riutilizzare gli avanzi in tempi rapidi, affidandosi a ricette trovate online (+10% rispetto al campione nazionale), porta a casa gli avanzi (+6%) o condivide il cibo con parenti e vicini (+5%), porziona e surgela gli alimenti più deperibili (+2%) aumentando la frequenza di acquisto (+1%), presta più attenzione all’impatto ambientale dei prodotti alimentari acquistati (+2%), è molto più sensibile (+8%) rispetto alle tensioni internazionali, è molto più attenta (+11%) all’economia dei prodotti indipendentemente dalla loro provenienza, compra sempre frutta e verdura di stagione (+2%). Insomma, i Zeta sono dei veri campioni antispreco. 

Ma sta soprattutto nella creatività digitale il valore aggiunto per ridurre lo spreco, dare valore e nuova vita al cibo, attivare relazioni. Questi elementi, distintivi dei Z, possono avere una duplice importante ricaduta nella società, aiutando da un lato le generazioni più “vecchie” e meno digitali, ma anche dall’altro risultando di esempio per le generazioni future in un mondo dove la digitalizzazione è un fattore sempre più importante, visto che la fascia più “alta” della GenZ ha già famiglia e figli. «La GenZ, quindi – sottolinea il direttore scientifico Waste Watcher Andrea Segrè – risulta un vero e proprio motore di sostenibilità sia per smussare gli aspetti critici legati alla gestione degli alimenti sia per trasmettere e amplificare quelli positivi centrati sulla digitalizzazione, la relazione e la sostenibilità.

Le politiche pubbliche per contrastare lo spreco alimentare e promuovere diete sane e sostenibili devono introdurre l’uso diffuso di strumenti digitali, integrando piattaforme come Sprecometro nei programmi di educazione alimentare. La vera sfida è trasformare il caso della Gen Z in pratica diffusa, capace di coinvolgere le generazioni meno digitali, le fasce più vulnerabili e naturalmente le generazioni future». 

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