Nel mondo vengono sprecate 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, 1/3 della produzione alimentare globale. Lo spreco di cibo è responsabile di quasi il 10% delle emissioni globali di gas serra — 5 volte quelle generate dall’aviazione. Il 28% dei terreni agricoli, pari a 1,4 miliardi di ettari, viene utilizzato per produrre cibo che non verrà mai mangiato.
L’ITALIA È MEDIAMENTE PIÙ “SPRECONA” DI GERMANIA, FRANCIA, SPAGNA E PAESI BASSI.
Nel mondo vengono sprecate ogni anno 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, 1/3 della produzione alimentare globale. Di questo 33%, il 19% del cibo viene sprecato a livello di vendita al dettaglio, ristorazione e famiglie, mentre il 13–14% nella fase di produzione e raccolta. Mentre il cibo viene sprecato, la fame persiste: 673 milioni di persone soffrono la fame, pari all’8,2% della popolazione mondiale, di cui il 20,2% in Africa e il 6,7% in Asia. In aggiunta: 2,3 miliardi di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare, senza accesso garantito a un’alimentazione sufficiente e nutriente. Lo spreco e le perdite alimentari non sono solo un problema etico e sociale: hanno un impatto devastante sull’ambiente: lo spreco di cibo è responsabile di quasi il 10% delle emissioni globali di gas serra, ovvero 5 volte quelle generate dall’aviazione. Il 28% dei terreni agricoli, pari a 1,4 miliardi di ettari, viene utilizzato per produrre cibo che non verrà mai mangiato. È una superficie pari a 4 volte l’intera Unione Europea. E un quarto dell’acqua dolce utilizzata in agricoltura viene sprecato nella produzione di alimenti che finiranno nella spazzatura: si tratta di circa 250 km³ di acqua, l’equivalente del fabbisogno idrico annuo dell’intera popolazione mondiale.
In questo scenario globale, l’Europa, con Direttiva approvata dal Parlamento Europeo il 9 settembre 2025, ha abbassato l’asticella dei suoi obiettivi di riduzione: mentre l’Obiettivo 12.3 dell’Agenda ONU 2030 chiede di dimezzare (−50%) le perdite e gli sprechi alimentari entro il 2030, in tutti i segmenti della filiera, l’Europa adesso, con una drastica revisione della Direttiva 2008/98/EC -Waste Framework Directive, si “accontenta” di fissare −10% nello spreco della trasformazione/manifattura e −30% pro capite nei consumi finali (retail, ristorazione, famiglie), sostanzialmente “tagliando” il concetto di perdite alimentari in campo. Guardando in particolare lo spreco delle famiglie l’Italia resta sopra la media europea nello spreco alimentare pro-capite settimanale: le rilevazioni Waste Watcher attestano infatti uno spreco settimanale medio pro capite di 555,8 grammi per l’Italia, a fronte di 512,9 g settimanali per la Germania, 459,9 grammi per la Francia, 446,5 grammi per la Spagna, 469,5 per i Paesi Bassi. Intanto sono 33 milioni i cittadini europei in situazione di insicurezza alimentare e ben 4,9 milioni gli italiani che versano nella medesima condizione.