Cibo, tempo e incertezze: lo spreco rimane una sfida culturale
Nonostante una dichiarata attenzione crescente, ogni italiano continua a gettare in media 555,8 grammi di cibo a settimana, soprattutto alimenti freschi come frutta, verdura e pane.
di Luca Falasconi
Negli ultimi anni lo spreco alimentare è diventato una lente attraverso cui leggere i cambiamenti dell’Italia, tra fragilità economiche, nuove abitudini e un clima che impone altri ritmi alla vita quotidiana. Nel 2025 lo spreco lungo la filiera ha raggiunto 14,1 miliardi di euro, con oltre la metà generato nelle case. Nonostante una dichiarata attenzione crescente, ogni italiano continua a gettare in media 555,8 grammi di cibo a settimana, soprattutto alimenti freschi come frutta, verdura e pane. È una contraddizione tipica dei nostri tempi: sappiamo che sprecare è ingiusto e costoso, ma la distanza fra consapevolezza e pratica quotidiana resta ampia.
Le abitudini alimentari e la relazione con il cibo che cambia
Nella vita di tutti i giorni, però, gli italiani confermano un legame profondo con la cucina. Quasi la metà della popolazione dichiara di dedicare molta attenzione alla preparazione dei pasti, e un altro 41% vi dedica cura pur avendo poco tempo. L’88% degli intervistati mostra quindi un coinvolgimento attivo: cucinare resta uno spazio di identità, creatività e relazione, un antidoto alle incertezze che attraversano il Paese.
E mentre il clima cambia e le tensioni internazionali riscriveranno i mercati, questa attenzione sembra rafforzarsi. Le ondate di calore del 2025 hanno imposto nuove strategie domestiche: più attenzione ai cibi deperibili, maggior ricorso al frigorifero e alla surgelazione, porzioni più ragionate. È un adattamento silenzioso, ma reale, che traduce in gesti quotidiani una trasformazione culturale più ampia.
Allo stesso tempo emergono differenze territoriali e sociali: al Sud si spreca di più, così come nelle famiglie senza figli o nei nuclei del ceto popolare. Le grandi città, spesso percepite come più anonime, mostrano invece comportamenti più virtuosi. Anche questa geografia dello spreco racconta l’Italia di oggi, con disuguaglianze che si riflettono anche sul modo in cui si gestisce il cibo.
Imprevedibilità nemica della sostenibilità
Per gli italiani, le strategie più efficaci contro lo spreco sono gesti semplici: consumare prima ciò che rischia di deteriorarsi, congelare, cucinare porzioni adeguate. Sono pratiche già radicate e percepite come realistiche anche per il futuro. È un segnale importante: la prevenzione non si gioca sulle innovazioni lontane, ma sulla capacità di dare valore a ciò che si ha in casa.

Restano però difficoltà significative, soprattutto quelle che richiedono pianificazione: il 26% fatica a programmare i pasti, il 20% trova difficile fare e seguire una lista della spesa. In un tempo scandito da vite frenetiche, impegni flessibili e orari irregolari, l’imprevedibilità diventa nemica della sostenibilità.

L’attualità, nel frattempo, incide in modo evidente. Le tensioni commerciali internazionali e la guerra dei dazi hanno riportato molti consumatori verso prodotti italiani o locali, in cerca di sicurezza e stabilità. Il caldo anomalo dell’estate 2025 ha reso ancora più urgente imparare a conservare meglio gli alimenti. È come se la somma delle crisi globali avesse spinto a riscoprire un principio antico: il cibo non è solo nutrimento, ma un bene da custodire.

