Con Maximo Torero dentro la scatola nera dello spreco alimentare.
L’allarme del capo economista della Food and Agricultural Organization (Fao) che lancia due strumenti operativi (Flapp e OptiWaste) per limitare le perdite.
di Filippo Pini, Beatrice Ghedini, Matteo Vittuari
Nel mondo si perdono o si sprecano ogni anno oltre 1,25 miliardi di tonnellate di cibo, una quantità enorme e paradossale se si pensa che 673 milioni di persone soffrono ancora la fame e 2,6 miliardi non hanno accesso a una dieta sana. A ricordarlo è Maximo Torero, Chief Economist della Fao, che invita governi, istituzioni e cittadini ad agire con urgenza per «espandere e rafforzare le azioni» contro lo spreco alimentare.
Ridurre perdite e sprechi, spiega Torero, non è solo una questione etica: significa rendere disponibile più cibo di qualità, migliorare le diete e limitare l’impatto ambientale di un sistema alimentare che, da solo, produce fino al 10% delle emissioni globali di gas serra.
«Le perdite sono rimaste stabili dal 2015, un’incongruenza in un mondo che ha fame», osserva Torero. Per invertire la rotta, la Fao sta puntando su un approccio pragmatico e orientato all’azione. È nata così Flapp (Food Loss App) una piattaforma digitale che misura l’indice globale delle perdite e individua i punti critici lungo la catena del valore alimentare.
Flapp raccoglie dati in oltre 15 Paesi e li mette a disposizione come bene pubblico, permettendo di capire dove, come e perché il cibo si perde. Non si limita a fornire statistiche: chiede agli agricoltori di segnalare le difficoltà quotidiane e, grazie all’intelligenza artificiale, propone soluzioni personalizzate. Presto, promette Torero, sarà integrata una chat interattiva per assistere in tempo reale gli operatori sul campo.
Ma lo spreco non si ferma nei campi. La maggior parte del cibo buttato – il 60% – si concentra nelle famiglie, secondo l’Uneo Food Waste Index. Nel 2022, circa 1 miliardo di tonnellate di alimenti sono finite nella spazzatura tra consumi domestici, ristoranti e punti vendita. «Il problema principale è nelle case», sottolinea Torero. Per affrontarlo, la Fao ha sviluppato OptiWaste, uno strumento pensato per aiutare le persone a identificare i prodotti più sprecati e a capire come intervenire con azioni di prevenzione. Lo stesso sistema può essere applicato ai programmi di alimentazione scolastica, per adattare i menu ai gusti dei bambini e ridurre gli avanzi.
Il messaggio è chiaro: ogni alimento buttato rappresenta terra, acqua ed energia sprecate, risorse oggi sempre più scarse. «Buttare via cibo significa perdere tutto ciò che è servito per produrlo», ricorda Torero. E non solo: ogni perdita o spreco contribuisce all’aumento delle emissioni, non solo in fase di produzione ma anche durante lo smaltimento.
Per il capo economista della FAO, la chiave è lavorare insieme – governi, università, settore privato e società civile – in un partenariato globale fondato su dati, scienza e innovazione. Solo così si potranno orientare gli investimenti verso progetti sostenibili e misurabili.
”Buon cibo per tutti, per oggi e per domani” è lo slogan che sintetizza la visione di Torero: un futuro in cui la lotta contro lo spreco diventa una strategia di sopravvivenza planetaria. Perché il domani, ricorda, «è dove dobbiamo muoverci ora».
Gli autori sono del dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, Università di Bologna.
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