EMILIA ROMAGNA, 20 ANNI DI ATTENZIONE ALLO SPRECO: I DATI WASTE WATCHER PER LA REGIONE E I “PRIMI” 20 ANNI DI LAST MINUTE MARKET CON RECUPERI D’ECCEZIONE

Bologna – In Emilia-Romagna  aumenta la percezione dello spreco, forse – spiegano i curatori del Rapporto – perché è  maggiore l’attenzione reale al fenomeno. Da Piacenza a Rimini  si gettano soprattutto verdura e frutta fresca: un quinto in più rispetto al dato nazionale. Ma anche salse e sughi, pasta fresca, riso e prodotti per la colazione.   Dal 2007 al 2016, grazie ai progetti di Last Minute Market sostenuti dalla Regione sono stati recuperati alimenti per un valore complessivo di circa 22 milioni di euro e 132 enti beneficiari diretti, 113 donatori, 52 Comuni coinvolti. Oltre 5,5 mila tonnellate di cibo, più di 300 mila pasti, 851 mila farmaci e 13.738 libri, sono stati così salvati dal cestino.   Sono alcuni dei dati dei recuperi e del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher, Last minute Market / Swg presentato oggi a Bologna da Andrea Segrè dell’Università di Bologna – fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero -, Andrea Corsini assessore regionale a Turismo e Commercio, Maurizio Pessato presidente Swg, Luca Falasconi curatore del progetto Reduce e Matteo Guidi amministratore delegato di Last minute market.

 

“La responsabilità nei consumi va di pari passo con una cittadinanza consapevole e rispettosa- afferma l’assessore Corsini-. Va coltivata una sensibilizzazione sociale e sugli stili di vita: dall’educazione nelle scuole, al monitoraggio nella grande distribuzione, allo sviluppo di una vera e propria cultura di riduzione dello spreco alimentare. Resta comunque da fare ancora parecchio per rendere più diffusi comportamenti di riduzione degli sprechi di cibo. Occorre moltiplicare l’impegno per diffondere anche fuori dal perimetro regionale la nostra sensibilità, gli esempi e le esperienze virtuose nate qui; non è un caso che l’esperienza del Last minute market, emblema del recupero del cibo e della prevenzione dello spreco alimentare, abbia preso vita in Emilia-Romagna vent’anni fa e da qui sia diventato una realtà di eccellenza europea nel recupero degli sprechi alimentari. La Regione- prosegue Corsini– da tempo è attenta a dinamiche economiche più eque, sostenibili sotto il profilo ambientale e sociale, più solidali e comunitarie, tanto, ad esempio, da normare con due leggi regionali (19/2016 e 16/2015) la promozione dell’economia solidale e il sostegno all’economia circolare, che ruota in sostanza su riuso e riciclo”.

Con particolare attenzione, l’Osservatorio Waste Watcher ha indagato i dati dell’Emilia-Romagna, regione pilota rispetto ai recuperi Last minute market e motore della campagna Spreco Zero nata presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna.

 

Cibo scaduto e gettato: per il 92% degli emiliano-romagnoli un comportamento irresponsabile

In base al Rapporto, la presenza di cibo scaduto nelle dispense o in frigorifero è in testa alle ragioni dello spreco in regione (43%): indice di prodotti acquistati probabilmente in eccesso (40%) o ammuffiti (43%).

Il 37% dei cittadini emiliano-romagnoli getta il cibo due volte alla settimana o più raramente, il 15% una volta alla settimana e l’8% più volte nel corso di una sola settimana.
Un comportamento che il 92% dei cittadini giudica irresponsabile.
Così il 56% dei cittadini dichiara di conservare il cibo avanzato oppure  consuma quello appena scaduto se ancora buono (46%) o controlla che venga mangiato prima della scadenza (41%).

 

Strategie ed educazione alimentari
Quali sono le strategie  per la prevenzione dello spreco? Prima di tutto la pianificazione della spesa (85%), i packaging intelligenti che cambiano colore (84%) e il controllo delle temperature del frigo (84%).
E rispetto ai figli, che regole si danno in casa? Non sprecare il cibo, per l’86%, scegliere la qualità (sempre 86%) e rispettare la stagionalità del cibo (85%); un po’ meno il risparmio negli acquisti (81%).  E come ha influito la sensibilizzazione di questi anni? Sostanzialmente senza differenze per il 57% degli intervistati, mentre per 4 italiani su 10 lo spreco è diminuito (39%).

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